Parliamo di: Bias Cognitivi

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di Mirko Tessari

Avevo già pubblicato in passato quelli che ritengo essere gli errori più comuni da evitare negli investimenti .

Lo voglio riproporre soprattutto dal momento in cui oggi molti si interrogano sul fatto che i mercati potrebbero essere sui massimi o se potrà esserci uno storno nel breve.

E qui sotto ti indico quei comportamenti da evitare come fosse una guida di base da seguire per raggiungere il risultato, al di là del fatto che il mercato possa essere alto o basso, in bolla o in storno.

Vanno seguiti comportamenti virtuosi nel lungo termine e per raggiungere obiettivi di pianificazione di lungo termine pianificati correttamente con il tuo personal trainer degli investimenti.

Se ci facciamo ingannare dai classici bias cognitivi rischiamo di mandare all’aria performance o potenzialmente subire danni tali da non riuscire a rialzarci più.

Vediamo insieme quali sono i 10 errori più classici che andrebbero evitati:

  1. Overconfidence bias (bias dell’invincibilità): credere di esser più abile o sapere più degli altri. Si tratta di un errore di percezione, non di incompetenza. E’ impossibile capire sistematicamente quali azioni o titoli batteranno il mercato per le troppe variabili in gioco, quindi diversifica!
  2. Information bias (bias delle informazioni): E’ un bias dovuto ad una irrazionale gestione delle informazioni. Negli investimenti, dal momento in cui spesso si pensa di non saperne mai abbastanza, si rischia di credere di dover raccogliere una infinità di informazioni prima di agire. Molte volte però una sovrabbondanza di informazioni non è efficace. Sopratutto considerando quante informazioni ci vengono rovesciate addosso in ogni minuto della giornata, anche dai mass media, spesso di scarsa o scarsissima qualità.

L’errore peggiore che si può commettere è quello di comprare o vendere azioni sulla base dei titoli sui giornali.” -Warren Buffett                                                                                                              

  1. Confirmation bias (bias di conferma): si intende il fenomeno per cui gli individui tendono a dare peso eccessivo alle informazioni che supportano le loro idee e, al contrario, a sottovalutare o addirittura ignorare quelle che le contraddicono.                                                
  2. Status quo bias (pregiudizio dello status quo): gli individui tendono a non deviare dal loro comportamento abituale, bensì a rimanere attaccati alla situazione in cui si trovano (lo status quo appunto). 

È un po’ come il “abbiamo sempre fatto così”. Se hai sempre fatto così, con scarsi risultati, forse varrebbe la pena cambiare metodo.

  1. Home Bias (bias domestico): consiste nell’evidenza per la quale gli investitori preferiscono investire in titoli di aziende che sentono come più vicine, sia da un punto di vista della loro localizzazione (imprese nazionali o addirittura locali), sia per motivazioni affettive (il senso di appartenenza) o che derivano dall’illusione di conoscenza.

L’esempio più eclatante è investire in azioni della azienda per cui si lavora, oppure essere agenti immobiliari e investire in fondi che investono nel settore real estate. 

Il vero rischio è che se la propria vita lavorativa subisse dei contraccolpi, questi sarebbero amplificati anche dall’andamento degli investimenti.                                                                                   

E ancora più eclatante è avere una enorme quantità di titoli di stato Italiani, ad esempio, se guardiamo la maggior parte degli investitori nostri connazionali. Non esistono solo Btp e Bot italiani, l’Italia è una piccola percentuale sul totale degli investimenti disponibili nel mondo.

  1. Hindsight bias (bia del senno del poi): è la tendenza ad esprimere opinioni considerando le probabilità a posteriori, ovvero in seguito all’evento di interesse. Applicare lo sguardo retrospettivo, pensando di aver predetto un evento, quando in realtà non lo si era predetto, almeno in modo sicuro. Sintetizzabile nell’espressione “Te l’avevo detto!”                                
  2. Wishful thinking (pensiero illusorio/del desiderio): E’ la tendenza a valutare un evento come più probabile perché maggiormente desiderato. Non è detto che lo scenario/risultato che vorrei si avverasse sarà quello che in effetti si avvererà.                                                   
  3. Zero risk bias (bias della propensione al rischio zero): E’ la tendenza a preferire la completa eliminazione di un rischio in una situazione/esigenza anche quando le opzioni alternative producono una maggiore riduzione complessiva del rischio o una maggiore utilità attesa.                                                                                                                                  
  4. Negativity bias (bias della negatività): Consiste nel dare maggior peso agli aspetti negativi rispetto a quelli positivi. Si è quindi più sensibili e attenti a ricordare e ad essere maggiormente colpiti da emozioni, informazioni ed eventi negativi, rispetto a degli stimoli positivi o neutrali.  

“Preferisco essere ottimista e avere torto, che pessimista e avere ragione.” A. Einstein         

  1. Omission bias (bias dell’inazione): Indica la tendenza a preferire l’inazione rispetto a qualsiasi azione, anche la più piccola. Non l’ho mai fatto, è difficile, non mi fido, quindi non faccio nulla (anche questo potrebbe non valere solo per gli investimenti).